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METTI UN PO’ DI MUSICA LEGGERA…

Il primo a parlare di musique d’ameublement (musica d’arredamento) fu il geniale pianista francese Erik Satie.

Sebbene l’interesse per questo tipo di musica si sia manifestato soltanto nell’ultima parte della sua produzione artistica,
non si può certo negare che una costante nella sua musica sia stata l’assenza di punti di riferimento, che rendeva le sue composizioni vaghe, per certi versi impalpabili.
Note che servivano da arredo, che puntellavano gli spazi vuoti; mai invasive e sempre, rigorosamente strumentali.

Insomma, una musica che non aveva bisogno di essere ascoltata.

Ciò che aveva immaginato Satie venne messo in pratica qualche tempo dopo da George Owen Squier, un maggiore dell’esercito americano ricordato soprattutto per le sue invenzioni,
il quale mise a punto il multiplexing, una tecnologia che si rivelerà fondamentale per la diffusione e lo sviluppo della telefonia e delle trasmissioni radiofoniche.

Nel 1934 Squier registrò il marchio Muzakper definire la musica di sottofondo.

Due anni più tardi, la Wired Radio, azienda musicale fondata nel 1922, venne ribattezzata Muzak Holding Corporation, lanciando sul mercato la cosiddetta musica da ascensore.

Muzak venne in breve tempo a imporsi come concetto musicale destinato a un ascolto involontario e passivo, caratterizzato da melodie semplici e riproducibili in modo continuo, con sonorità ridotte al minimo per non risultare opprimenti alle orecchie degli ascoltatori.

Proprio come aveva immaginato Satie!

Questo piccolo preambolo storico vuole introdurre il tema dell’ascolto della musica sul posto di lavoro.

Tema che accende dibattiti, che anima discussioni.

Tema che si posiziona subito dopo l’aria condizionata tra i maggiori motivi di lite o di dissidio tra colleghi di lavoro.

Tema che vorrei affrontare partendo da alcuni dati.

Secondo un’indagine condotta da LinkedIn e Spotify,
l’Italia è il primo paese in Europa per l’ascolto di musica al lavoro e il secondo a livello globale dopo gli Stati Uniti.

Sembra che più dei tre quarti dei professionisti italiani pensi che la musica renda più produttivi, mentre più della metà dei lavoratori che ascoltano musica in ufficio sostengono che aumenti la loro motivazione o la loro creatività.
Altri ritengono che la musica trasmetta loro una sensazione di calma.

Il 17% dei lavoratori ammette di ascoltare musica per coprire il rumore prodotto dai colleghi, soprattutto negli open space.

Gli uomini sembrano ascoltare più musica delle donne.

[ Tra gli artisti giudicati più appropriati mentre si lavora ci sono i Coldplay e la loro “Viva la vida” la canzone che meglio aiuta a prepararsi a una giornata lavorativa. Il podio si completa con “Bohemian Rapsody” dei Queen e con “Another brick in the wall” dei Pink Floyd. ]

Quindi? Musica sì o musica no?

Probabilmente la risposta più giusta è che … dipende.

Dipende dal contesto, dalla tipologia di rapporto che si ha con i colleghi, dalle direttive aziendali che possono avallare o meno questa scelta e dal tipo di lavoro che facciamo.

Personalmente mi trovo più d’accordo con gli studi che sono stati recentemente condotti e che riconoscono il valore e il contributo che l’ascolto della musica può dare.

Ad esempio con quello pubblicato nel 2017 su Plos One, secondo cui ascoltare melodie allegre in ufficio aiuterebbe a stimolare il pensiero divergente, fondamentale per la creatività.

Ma anche con quello condotto dalla Mindlab International (società inglese specializzata in neuromarketing), secondo cui

“la musica al giusto volume non solo contribuirebbe a diminuire lo stress, ma favorirebbe l’aumento della produttività e della creatività dei dipendenti in qualsiasi attività e, cosa ancor più importante, avrebbe un’influenza positiva nella buona riuscita del lavoro di squadra”.

La musica, insomma, permette di liberare la mente, di rilassarsi e di trovare nuova ispirazioneMigliora l’umore, rendendo più divertente la vita sul posto di lavoro.

La musica, al pari della cucina in comune, di un bell’arredo, di una location affascinante, di un’attività di team building, è una delle componenti che contribuiscono a migliorare l’esperienza lavorativa.

Con i dovuti accorgimenti.

Psychology Today (rivista statunitense di psicologia di proprietà e gestita dall’American Psychological Association) ha individuato la musica più opportuna in relazione alle diverse attività:

  • Attività ripetitive: un sottofondo di musica strumentale può migliorare, ad esempio, il lavoro in catena di produzione, in modo particolare negli orari in cui l’attenzione può calare (nel pomeriggio, dopo la pausa pranzo);
  • Prima di una riunione: in questo frangente, o prima di iniziare un’attività che richiede il massimo della creatività e della motivazione, può aiutare l’ascolto di Mozart;
  • Durante un’attività cognitiva: si rivela efficace l’ascolto di musica elettronica (non pop) strumentale e ripetitiva.

La musica classica bene si adatta anche ai lavori creativi: stimola l’immaginazione e riduce l’ansia.

Jazz e Blues sono tipi di musica adatti a chi fa lavori delicati, perché aiutano a stare concentrati e svegli allo stesso tempo.

suoni della natura li possiamo considerare un passepartout, per la loro capacità di rilassare e creare sentimenti positivi.

Definito il genere musicale che potrebbe aiutare la maggioranza dei dipendenti, è importante considerare il volume di diffusione. In ufficio abbiamo bisogno di un sottofondo musicale che aiuti la produttività e stimoli la positività e l’energia (la musica d’arredamento di Satie).

Per questo si sostiene che il sottofondo sonoro debba essere impostato a 70 dB: udibile, ma non troppo!

Ecco la nostra leggera (anzi leggerissima) e allegra ma non troppo playlist.

CLICCA QUI E BUON ASCOLTO>>>

Matteo Scarabello