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LA MIA AZIENDA È COME UN SET (CINEMATOGRAFICO)

Sono uno di quelli che non si alza dalla poltrona di un cinema finchè non sono scorsi tutti i titoli di coda. Non mi curo delle luci che si accendono e degli altri spettatori che hanno fretta di uscire: resto seduto e leggo tutto. È una una sorta di tributo silenzioso e in più mi permettere di assaporare tutti i retrogusti della visione.

Di questo momento solenne, mi hanno sempre colpito tre cose:

  1. la grande quantità di persone che lavorano alla realizzazione di un film, oltre a regista, sceneggiatori e attori;
  2. il fatto che vengano citati tutti ma proprio tutti, dai parrucchieri agli addetti ai payroll;
  3. la presenza di tanti ruoli misteriosi e dai nomi davvero curiosi, tra tutti il Best Boy e il Dolly Grip. 

Il set cinematografico è a tutti gli effetti paragonabile a uno stabilimento produttivo, solo che la particolare natura del business ha fatto nascere figure tecniche e gestionali specifiche, che si occupano di aspetti peculiari e che contribuiscono -seppur in modo poco visibile- alla costruzione di uno dei più straordinari prodotti della creatività umana.
Per dovere di cronaca e per soddisfare il leggero prurito di curiosità che il sottotitolo di questo articolo avrà generato, vi descrivo brevemente i ruoli del Best Boy e del Dolly Grip.

Il primo si occupa del posizionamento delle luci e di molto altro che riguarda la parte elettrica del set. E hai detto poco.
In azienda diremmo che dipende funzionalmente dal direttore della fotografia e gerarchicamente dal Capo elettricisti. Svolge un’attività operativa ma dall’enorme impatto sul risultato finale: forse per questo è chiamato col termine che nel gergo lavorativo inglese indicava il più esperto tra gli apprendisti di una bottega artigiana. O forse no. Ma non importa: è un nome bellissimo. 

Dolly è la telecamera che corre su rotaie e si usa per le riprese in allontanamento o avvicinamento orizzontale e il Dolly Grip è il tecnico che si occupa della sua movimentazione manuale. Anche in questo caso, come in quello del Best Boy, all’apparente semplicità del compito corrisponde una grande influenza sull’esito qualitativo dell’operazione.

Soddisfatta la curiosità su questi due ruoli dai nomi insoliti, affrontiamo l’aspetto che più mi interessa sottolineare: il loro carattere trasversale e le analogie con la più classica organizzazione aziendale.
Se restiamo ancora per un momento sui due esempi rubati al mondo cinematografico, ci accorgiamo di alcune caratteristiche molto interessanti, se rapportate al mondo dei ruoli aziendali:

  • hanno un obiettivo chiaro, ma le mansioni sono potenzialmente infinite (questo vale in particolare per il Best Boy, che deve allestire luci e alimentarle nelle situazioni più disparate, oceani e deserti inclusi)
  • più il lavoro è ben fatto, meno si nota (questo vale in particolare per il Dolly Grip, che deve rendere “naturale” il movimento della camera sulle ruote).

Potremmo partire da qui per affrontare il concetto di ruolo trasversale all’interno di un’organizzazione. Rispetto ai ruoli “funzionali” che sono definiti verticalmente dall’area a cui appartengono e sono guidati dalle mansioni/attività, i ruoli trasversali seguono i processi e sono guidati dagli obiettivi.
Essi svolgono, nell’economia di un’organizzazione, una missione di fluidificazione, connessione e attivazione tra i vari soggetti coinvolti nelle varie fasi dei processi. Sono meno visibili, capita che costituiscano la componente informale di ruoli più formali o si ritaglino su misura soprattutto attorno ad alcuni collaboratori storici dell’azienda; a volte nascono semplicemente per portare a termine progetti speciali, come l’ottenimento di una certificazione o la gestione di un’emergenza globale come quella che stiamo attraversando.

Ci sono alcuni ruoli che nascono trasversali o hanno una naturale tendenza a diventarlo: penso alle Executive Assistant, dotate di arti superiori multipli come la Dea Kalì e capaci di muoversi in contesti relazionali estremi tra decine di fronti aperti, oppure ai Facility Manager che organizzano tutto quello che nessuno vuole gestire saltellando tra flotte di auto aziendali, giardinieri, imprese di pulizie, ticket restaurant e fornitori di telefonia fissa e mobile.
Anche i CFO tendono a diventare “cross-functional”, soprattutto in un momento come questo dove economia e finanza sono i puntelli di un edificio messo a dura prova dal terremoto silenzioso del lockdown: per definizione, ogni “issue” che non si sa a chi affidare, finisce sulla scrivania del CFO, che poveretto si gira pure per vedere a chi passare la patata bollente, ma non trova mai nessuno disponibile a prenderla in mano. 
Sono trasversali “inside” tutti i ruoli legati al quality management, al miglioramento continuo e -oggi come mai- alla salute e alla sicurezza. Ultimi ma non ultimi, sono trasversalissimi i manager HR, che operano come enzimi in tutta l’organizzazione per favorire lo sviluppo della risorsa più preziosa di ogni azienda, che ha la caratteristica di saper pensare e sorridere, oltre a creare una montagna di problemi!

Ci sono poi persone che inevitabilmente sono destinate a vedere i loro ruoli trasformarsi in senso trasversale per via delle loro caratteristiche e capacità personali. Sono i “problem solver”, quelli che aggiustano tutto, quelli da chiamare quando ci sono casini. I rari ma indispensabili “Mr. Wolf” di Tarantiniana memoria, che in mezzo a un disastro sanno mantenersi lucidi e decidere su due piedi la giusta sequenza di operazioni da fare. Sono persone molto versatili e flessibili, che danno il meglio nelle situazioni in cui ci si deve adattare anche con una certa creatività; e sono adattabili perché riescono a rispondere in modo adeguato a situazioni e sollecitazioni diverse e anche opposte. Non è lusinghiero chiamarli Jolly, ma pensandoli come la carta che può sostituire qualsiasi altra di un mazzo di carte, possiamo certamente intuirne il valore nel gioco del nostro business.

Come le vitamine nel corpo umano e come i nostri amici Dolly Grip e Best Boy, ci si accorge di loro solo quando mancano. Per questo mi piacerebbe che nei video di presentazione delle nostre belle aziende, ci ricordassimo di inserire nei titoli di coda anche i tanti “attori” della trasversalità, che ci aiutano ad andare avanti sempre e comunque e spesso fanno la differenza.

Andrea Pozzan